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Glacial Movements e XONAR: innovazione e sperimentazione.

Benvenuti a un nuovo appuntamento di Rapide su Radioaktiv!

In questa edizione di Rapide, la nostra rubrica dedicata alle etichette indipendenti su Radioaktiv, abbiamo il piacere di presentarvi Glacial Movements e XONAR Records.

Conosciamo meglio Alessandro Tedeschi, alias Netherworld, fondatore di Glacial Movements, etichetta specializzata in paesaggi sonori ambient ed elettronici, e Moreno Padoan, mente dietro XONAR, un laboratorio di sperimentazione sonora nei generi industrial e power electronics.

Scopriamo le storie, le visioni artistiche e i progetti futuri di queste due realtà uniche nel loro genere.

Glacial Movements Radioaktiv

Glacial Movements

Glacial Movements è un’etichetta discografica italiana fondata e curata da Alessandro Tedeschi aka Netherworld, specializzata in paesaggi sonori ambient ed elettronici, nata con lo scopo di ripristinare l’unità primordiale tra uomo e natura.

Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale.

L’etichetta l’ho pensata e fondata nel 2006. Circa due anni prima avevo dato vita al mio progetto dark ambient Netherworld, ed ero in cerca di una label per produrre i miei primi lavori. Nonostante ne avevo trovate alcune, il mio obiettivo però era quello di voler gestire in autonomia la distribuzione fisica e soprattutto la promozione. Volevo avere il controllo totale su tutto, e quindi per poterlo realizzare era necessario mettersi in gioco, ed iniziare quindi una nuova avventura nel campo della discografia. Considerando che all’epoca non c’erano Bandcamp e molti altri portali che oggi sono a disposizione di artisti e label, la prima produzione Cryosphere fu un successo totale. Ingaggiai alcuni tra i miei artisti preferiti e le copie stampate furuno vendute tutte nel giro di un paio di mesi. Anche le recensioni e i passaggi radiofonici arrivarono a grappoli e quindi l’entusiasmo e l’ interesse ricevuto mi portò a credere in questo progetto, a questa mia visione artistica molto personale: Glacial Movements. Nel 2009 sono poi riuscito ad ottenere un buon contratto di distribuzione con la Kudos Records a Londra (partner ufficiale della Touch e Edition Mego) che mi ha permesso di vendere i miei prodotti nei negozi quali Boomkat, Juno, Tower Records e altri ancora. Per non parlare anche del grande aiuto che mi sta dando Audioglobe in Italia. La distribuzione è fondamentale, ma  è altrettanto importante avere delle idee forti e delle risorse economiche da investire. Ovviamente ci sono stati momenti difficili, però fino ad oggi le soddisfazioni sono state tantissime. Ho collaborato con artisti di fama internazionale e prodotto altri invece totalmente sconosciuti. E questa miscela ha funzionato.

Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare.

Da quando sono piccolo ho sempre provato una forte attrazione verso la natura incontaminata, in particolar modo ero attratto dalla quiete e dal silenzio “ovattato” che provavo ogni volta che entravo in contatto con la neve. Trascorrere il tempo nei paesaggi innevati, o nei paesi arroccati sulle montagne era bellissimo…mi sentivo parte della natura e le cose nel tempo non sono mai cambiate. Credo fortemente che per capire noi stessi abbiamo bisogno di entrare in contatto con  Madre Terra e i suoi misteri. E’ così che ci possiamo avvicinare a Dio. Il tempo in cui stiamo vivendo è caotico, l’attività umana prevale su tutto il Pianeta con conseguenze catastrofiche. Attraverso Glacial Movements vorrei ristabilire l’equilibrio tra l’umanità e la Terra, vorrei preservare i ghiacciai, i Poli e le culture che vivono in armonia in questi territori. Un’armonia che sta lentamente svanendo sotto ai nostri occhi. Giorno dopo giorno siamo testimoni di eventi catastrofici, masse gigantesche di ghiaccio che si staccano e si sciolgono negli Oceani, facendo alzare il livello degli stessi e cambiando anche il corso delle correnti oceaniche. Sono sempre stato una persona molto curiosa e il mistero mi ha sempre affascinato. Nel corso degli anni ho scoperto che ci sono moltissime teorie, racconti e leggende che sono fortemente legate con le regioni Polari, le montagne, il freddo e il ghiaccio in generale. Mi vengono in mente due libri su tutti, il primo è Una Civiltà sotto ghiaccio di Flavio Barbiero, il quale ipotizza con rigore scientifico che l’Atlantide di Platone fosse collocata in Antartide prima dell’ultima glaciazione. Teoria affascinante e supportata da prove e analisi molto serie. Il secondo è Il Mito Polare di Joscelyn Godwin che analizza il tema dell’origine Polare dell’umanità.

Ogni album che ho prodotto fino ad oggi ha esplorato differenti forme del ghiaccio e tutti insieme rappresentano il termine “Movements”. La parola “Glacial” ne indica invece la direzione. Posso dire che GM ha un’identità e una coerenza stilistica ben definita. L’ascoltatore riesce subito a capire e immergersi sia nel suono che nel design e questo per me è fondamentale.

Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché.

Domanda difficilissima! Ce ne sono davvero tanti, però devo darti una risposta. Inizio col dirti che ho avuto l’onore ed il piacere di aver collaborato e prodotto la musica di alcuni tra i miei artisti preferiti di sempre. E tra questi c’è Mick J Harris (Scorn, Napalm Death, Painkiller) che con il suo progetto Lull ha accompagnato i miei primi ascolti profondi. Ho tutti i suoi albums. Nel 2006 abbiamo iniziato a scriverci tramite Myspace e gli proposi di fare un nuovo album seguendo l’estetica isolazionista di GM. Album che poi prese il nome di Like a slow river e fu pubblicato nel 2007 dopo una lunga assenza di materiale inedito di Lull. La gioia che provai fu enorme, la ricordo ancora adesso ed è davvero difficile descriverla. Ovviamente fu un successo immediato e questo album richiamò l’attenzione di molte persone che iniziarono a seguire con interesse Glacial Movements.

Un artista che ti piacerebbe produrre.

Uno solo? Tosta pure questa…direi William Basinsky. Ma poi ci sarebbe pure Thomas Koner. Facciamo due che è meglio!

In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico?

Io sono e sarò sempre a favore del formato fisico. Specialmente per quanto riguarda la mia label perché è parte integrante del progetto. Direi che ha la stessa importanza del suono stesso. Le vendite fisiche sono diminuite ma non smetterò mai di produrre dischi di un certo livello qualitativo. Ho un pubblico fedele che segue e che acquista regolarmente i miei prodotti. Forse sarebbe più giusto usare il termine di “piccole opere d’arte”…basta dare un’occhiata alla mia pagina Bandcamp per capire meglio il concetto. Il ritorno economico è tutto da valutare…vendere un CD rende di più che le royalties di 1000 streaming. Tuttavia, non posso tralasciare l’importanza del digitale che mi sta dando una mano a raggiungere un mercato più ampio, grazie anche alla diffusione capillare che ho ottenuto negli anni.

Progetti per il futuro.

Il 2024 è un anno ricco di impegni di nuove idee e progetti. Ho prodotto Pithovirii di Aidan Baker e Cold as a February Sky di Galati. Mentre ti scrivo sto ascoltando un album che uscirà il 12 luglio il cui titolo è Niptaktuk. É stato composto da un artista a dir poco enigmatico, che non ha alcuna presenza su internet e che non ha mai composto alcun album. Non conosco il suo nome reale e nemmeno il paese di origine. Lui si firma con la sigla  Ark Zead ed è avvolto tutto nel mistero. Mistero che è riflesso nella sua musica. Ermetica, divina e contemplativa. Forse questo è il suono che più si avvicina all’idea di isolazionismo glaciale che diffondo attraverso GM. Ad Ottobre/Novembre Glacial Movements pubblicherà Polar Code opera prima di un’artista Italiana, il cui nome è Lia Bosch. Sarà la prima figura femminile ad uscire su GM in quasi venti anni di attività. Il concept dell’album sarà l’Antartide e i suoi misteri che lo caratterizzano. Oltre ad occuparsi del suono, Lia Bosch sta anche curando il design degli album come già avvenuto con Aidan Baker, Galati e Ark Zead. Lei realizza le sue opere traendo ispirazione dal suono e dal concept di ogni album. Il suo stile è raffinato e ricco di mistero e si sposa benissimo con quello che voglio esprimere attraverso GM. Sarà poi la volta del ritorno di Amphior, giovane artista Danese che ha realizzato per la mia label un nuovo lavoro attraverso un trattamento particolare del pianoforte. E’ un album carico di emozioni, che scava dentro l’anima. Il titolo è Disappearing e Il mastering è stato eseguito da Taylor Deupree. Ho ricevuto in questo periodo una serie di demo interessantissimi che saranno pubblicati nel corso del 2025: Line Spectrum & Oil Texture Above the Polar Vortex, Equal Stones Lost in Transmission, Gruth Ivggu Suohkan, Ojerum (tba) , Vigilant Threads of Memories, Michael Begg Out of Whose Womb Comes the Ice che rappresenta il suo viaggio in Antartide. Ed infine il ritorno più che gradito del duo campano Retina.it (Lino Monaco e Nicola Buono) che ritorna su GM dopo il magnifico Descending into Crevasse. Questa volta sarà un’opera più eterea e isolazionista, riflessiva ed enigmatica il cui titolo è ancora da decidere.

Sito ufficialeBandcamp

Xonar Radioaktiv

Xonar

Etichetta indipendente e studio di registrazione fondato dal produttore e graphic designer, sperimentatore e tecnico del suono Moreno Padoan, dedita alla costante ricerca e all’esplorazione delle nuove tecnologie, in particolare verso generi come Industrial, Rhythmic noise e Powerelectronics.

Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale.

Nel 2009, oltre al mio solo-project di musica elettronica/sperimentale, avevo dato il via ad altri progetti e varie collaborazioni con alcuni artisti di genere. All’epoca affidavo una parte dei miei lavori a certe label del settore (italiane ed estere), mentre la parte rimanente diventava materiale auto-prodotto.

É stato a quel punto che mi è venuta l’idea dell’etichetta: una sorta di contenitore che potesse dare un senso e un’identità a questi lavori “rimasti in casa” e sopratutto perché così avrei potuto comprendere e imparare a fondo quella parte del processo musicale di post-produzione e promozione che all’epoca mi mancava. Non solo: avrei in questo modo potuto far rete, oltre che con gli artisti, anche con le label del sub- ambiente; cosa che poi è successa negli anni. Tutto ciò mi ha permesso di crescere sia professionalmente, ma sopratutto umanamente.

Oltre che produttore, sono anche sound engineer certificato e graphic designer con esperienza ventennale; negli ultimi anni mi sto anche specializzando in grafica 3d e visual audio-reattivi per creare contenuti che andranno a completare anche la parte visiva dei miei lavori e delle produzioni di tutti gli altri artisti della mia label. In buona sostanza la XONAR mi è servita e mi serve tutt’ora per applicare un simbolo, un’etichetta per l’appunto, di riconoscimento a tutto quello che viene creato, prodotto e “raccolto”.

Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare.

Ho sempre avuto un rapporto di odio/amore con i nomi che scelgo per le mie creazioni; nel senso che dopo un po’ mi stancano, non mi convincono e non mi piacciono più. Nella maggior parte dei casi cambiare diventa difficile, se non che impossibile in certe situazioni, quindi tendo a farmene una ragione e ad auto convincermi che in quel dato nome qualcosa di buono e significativo doveva pur esserci dal momento che l’avevo scelto.

All’epoca avevo optato per XONAR, perché mi affascinava la funzione del sonar come dispositivo che rileva attraverso il suono, sottomarini o altri oggetti nei fondali marini e sentivo il nome in linea con il mio intento di creare una label che avesse una funzione simile: scandagliare le acque profonde della musica altra, per scovare e cogliere le produzioni e gli artisti più interessanti.

Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché.

Non riesco a rispondere a questa domanda.

Un artista che ti piacerebbe produrre.

Il primo che attirerà la mia attenzione prossimamente, sopratutto se sconosciuto e incompreso.

In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico?

In questo periodo storico regna il caos e la musica ha assunto un ruolo marginale in tutto il contesto. Ora emerge chi sa raccontare una storia, una bella storia che tenga incollata la gente al dispositivo. La musica non ha più rilevanza e il formato (digitale, fisico, metafisico…) non interessa quasi più a nessuno, se non ai musicisti stessi o a pochi appassionati. Quindi trovo non ci sia proprio nulla da spingere, meglio un cambio radicale di visione e strategia.

Progetti per il futuro.

Portare avanti quello che sto già facendo nella maniera più onesta e coerente possibile.

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Appuntamento al prossimo numero di Rapide!

Contaminati.


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