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Boring Machines e Kaczynski Editions: underground e indipendenza.

Rapide #23 - Speciale etichette Radioaktiv

Boring Machines

Fondata nel 2006, Boring Machines è una label indipendente gestita da Onga. Le sue uscite non sono orientate verso un particolare genere ma accomunate da un senso di inquietudine e rabbia, lunghe meditazioni e stati psichedelici con una particolare attenzione per artwork e packaging.

Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale.

Boring Machines nacque per soddisfare il desiderio di far uscire un disco che rischiava di rimanere nel cassetto o di avere una circolazione carbonara. Si trattava di Clinical Shyness di My Dear Killer (l’anello di congiunzione tra l’uomo e l’indierocker lo definimmo). L’album è uscito tramite una syndication di etichette, che comprendeva Madcap Collective, Eaten by Squirrels e l’etichetta personale di MDK, la Under My Bed. Il desiderio di cominciare con una label gestita da me lo covavo in seno da molto tempo, ispirato dal lavoro di Kranky, Constellation soprattutto.

Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare.

 Sono da sempre un generatore automatico di nomi di progetti (mai avviati), se fossi vissuto a Milano in quegli anni avrei fatto pulizia di tutti quei copy maledetti che stavano nascendo a inizio duemila. Ne ho pescato uno che mi pareva più adatto di altri, l’ispirazione viene maggiormente proprio dalle Boring Machines, quei vermoni giganti che usano per scavare tunnel ferroviari ed autostradali: scavano nel sottosuolo (underground) per far circolare più velocemente le cose (nel mio caso la musica). Nessuno le vede al lavoro ma poi se ne apprezzano i risultati. Eppoi il nome contiene anche “boring/noioso” che è un termine che mi sentivo appiccicare addosso giù da qualche anno, per via della musica che spingevo nei miei djset. Il payoff dell’etichetta infatti è stato per molto tempo Quit Having Fun, che è stato anche il titolo di una compilation in doppio CD che ho fatto uscire nel 2009.

Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché.

 Ogni scarrafone è bello a mamma soja. Però se mi costringi a rispondere ti direi il primo disco Clinical Shyness e l’ultimo disco Collectable Items. Sono entrambi di My Dear Killer e sono contemporaneamente il suo primo album ed il suo ultimo album con questo moniker ed il primo e l’ultimo disco pubblicati da Boring Machines. Un inizio ed una fine condivisi con qualcuno di speciale.

Un artista che ti piacerebbe produrre.

 Non ho desideri particolari in questo senso. Credo in quindici anni di label di aver fatto quel che mi sentivo di fare in quel momento e non di non aver fatto quello che in quello stesso momento non mi sembrava fosse una cosa da fare per me. Spesso ho prediletto dei newcomers rispetto a nomi già affermati, perché ho sentito che loro avessero più bisogno di Boring Machines che non qualcuno che poteva facilmente aprire altre porte.

In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico?

 Credo sia meglio non spingere niente proprio. Il mercato (bleah!) della musica ha assunto dei connotati rivoltanti anche a bassissimi livelli. In ogni caso, si tratta della nicchia di una nicchia, di un qualcosa (la musica) che rappresenta a sua volta una nicchia dei capitoli di spesa delle persone nel mondo. Praticamente ci sono decine di migliaia di persone che si contendono le briciole di una torta, non sarebbe meglio abbandonare tout-court l’idea di ritorno economico come spinta primaria a fare/produrre/distribuire musica? Me lo sono chiesto tante volte, non ho trovato una risposta soddisfacente così, ho messo tutto in pausa fino a che non mi sarò chiarito le idee.

Progetti per il futuro.

 Sto dalla parte dei Sex Pistols: NO FUTURE.

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Rapide #23 - Speciale etichette Radioaktiv

Kaczynski Editions

Kaczynski Editions – Pulsioni Oblique nasce grazie a Zerogroove (Giuseppe Fantini) e Niet F-n come atto di ribellione, un’etichetta indipendente completamente in linea con la controcultura underground e assolutamente permeata di vero spirito punk. Attraverso la forza delle idee, la purezza e l’originalità, i due cerca di ristabilire la comunicazione partendo dal basso, per rappresentare lo scontro dei clichè e omogeneizzazioni di cui è ricca la società attuale, sia civile che artistica.

Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale.

Niet F-n: l’etichetta è nata inizialmente dalla difficoltà a trovare spazio per la nostra musica sulle varie etichette indipendenti sia italiane che estere e si è rapidamente evoluta in un contenitore di musiche “altre”. La sua genesi è stata piuttosto spontanea: avevamo alcuni dischi già pronti e ultimata la registrazione di Musica per camaleonti (il nostro primo disco come ranter’s groove) abbiamo pensato che sì, perché no?, avevamo abbastanza materiale per dire la nostra ed eravamo sicuri che ne sarebbe arrivato altro…e così è stato.

Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare.

N: Il nome dell’etichetta è stata una mia proposta. Dopo essermi avvicinato alle teorie dell’anarcoprimitivismo ho scoperto la storia di Ted Kaczynski e ho letto i suoi trattati e sinceramente penso che sia un vero rivoluzionario e che chiunque dovrebbe leggere le sue teorie prima di giudicarlo per ciò che ha fatto…. ma questo è un altro discorso… semplicemente mi sono piaciuti il personaggio e le sue teorie.

Il nome è ovviamente anche una provocazione… non abbiamo mai nascosto di essere intimamente punk.

Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché.

N: Questa è una domanda difficile perché sono legato in maniera particolare a più di un disco e per differenti motivi, proverò a limitare la mia scelta a tre: For Anita è il mio singolo solista ed è stato composto durante la gestazione della mia prima nipotina e quindi a lei dedicato…oltre al valore affettivo penso che i 2 pezzi siano riusciti piuttosto bene.

Haiku perché secondo me è un disco originalissimo e penso che in pochi se ne siano accorti (o che comunque non siano riusciti a coglierne la portata). Lo so che è brutto farsi i complimenti da soli ma tutte le volte che mi capita di riascoltare il disco penso che sia forse la cosa più innovativa che io abbia mai pubblicato.

Finisco la selezione con l’omonimo delle Qonicho Ah!, un po’ perché sta male scegliere solo dischi in cui ho suonato anche io ma soprattutto, e a parte gli scherzi, perché è il disco di debutto di un duo straordinario che secondo me farà molta strada ed è per me motivo di soddisfazione aver pubblicato il loro primo disco.

Un artista che ti piacerebbe produrre.

N: Altra domanda difficilissima, ce ne sarebbero decine (forse centinaia), così di getto le Kuunatic.

In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico?

N: Come si suol dire… la questione è spinosa. Noi abbiamo optato per il formato fisico per ogni uscita ma già per l’ultima release abbiamo dimezzato la tiratura perché purtroppo il dato di fatto è che di dischi se ne vendono veramente pochi.Ci piacerebbe anche pubblicare qualcosa di più ma spesso è una lotta anche solo riuscire a coprire le spese delle varie edizioni e le scatole di cd e cassette si accumulano. Credo che sia un problema comune un po’ a tutte le etichette indipendenti italiane, penso per esempio a Boring Machines o Fratto9 che alla fine hanno deciso di chiudere i battenti… e come loro tante altre. Noi per il momento resistiamo con le nostre micro tirature ma io mi auspico che la gente prenda coscienza del fatto che le piccole etichette se non vendono i dischi difficilmente sopravvivono.

Progetti per il futuro.

N: Al momento in cui scrivo è appena uscito il disco di debutto di Giuseppe e sarebbe bello riuscire a trovare qualche data per presentarlo dal vivo. La prossima release dovrebbe essere il mio disco solista, un lavoro che, tra un progetto e l’altro, ha avuto una gestazione molto lunga e del quale sono particolarmente contento. Sicuramente continueremo anche la serie di split in cassetta che ci permette di aprire collaborazioni e della quale siamo molto orgogliosi e ovviamente registrare nuovo materiale rimane la cosa vitale. Da lì in avanti… who knows? Siamo ricettivi a qualsiasi proposta e a possibili cambiamenti e collaborazioni, credo che l’importante sia cercare di mantenerci attivi il più possibile.

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Appuntamento al prossimo numero di Rapide!

Contaminati.


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